Sr. Naomi Cabrera è di Guayaquil (Ecuador) ed è novizia delle Serve del Focolare della Madre. Ci racconta come conobbe Jazmina, nel contesto di un viaggio missionario nel Puyo (nella Foresta Amazzonica dell’Ecuador). In quei momenti richiamarono la sua attenzione la generosità di Jazmina e quanto era innamorata del Signore, malgrado fossero ancora momenti di lotta prima di accettare la sua vocazione.
Ciò che ricordo di più era la sua generosità nel realizzare ogni attività. Ad esempio, quando era il momento di stare con i bambini. Sempre le veniva in mente una canzone o un bans [N.d.R.: canti gestualizzati] per animare il momento, senza che le importasse la stanchezza. Il primo giorno fu il più stancante di tutti, per tutte le ore in cui dovemmo camminare, tuttavia ella sempre camminava con un sorriso. In quelle missioni si donò completamente.
Ricordo molto bene che non sollevava alcun problema nel fare ciò che le chiedevano. Un giorno una delle suore ci chiese di andare alla casa di una delle signore del villaggio a chiederle se poteva prestarci la sua casa per tenere lì la cena. Ovviamente, siccome è in mezzo alla foresta, non avevano la cucina. Cioè dovemmo cucinare accendendo un piccolo fuoco in mezzo alla casa, qualcosa che era molto molesto per la quantità di fumo che emanava. Jazmina, nel vedere che a noi dava un po’ di fastidio, si offrì di andare lei, e lo fece in un modo molto generoso.
In un’altra occasione ricordo che ci offrirono «chicha». La chicha è una bevanda un po’ sgradevole a causa della sua preparazione (Nota: la chicha si prepara masticando la yucca e lasciandola poi fermentare). Ma gli Shuar la considerano come la migliore bevanda che puoi dare a qualcuno. Io non la potei bere perché veramente mi faceva molto schifo. Ma invece lei prese tutto il suo bicchiere, il mio e, se non mi sbaglio, anche parte di quello di una suora. Ella solo diceva che la chicha era il meglio che essi ci potevano dare, e quel motivo era sufficiente affinché ella se la prendesse tutta con molto amore.
Ricordo che durante quelle missioni ella lottava molto perché non accettava la sua vocazione. Tuttavia io potevo rendermi conto dai suoi atti di quanto fosse innamorata del Signore, perché io vedevo che sgorgavano solo dall’amore verso di Lui. Ad esempio, lo smettere di usare gli orecchini - perché si rese conto che era molto vanitosa -, il non sistemarsi tanto, il morire a se stessa per andare ad aiutare gli altri...